Archivio | agosto, 2017

L’uso razionale delle risorse è una questione decisiva. E lo è a maggior ragione quando le risorse sono limitate.

15 Ago

In occasione della recente siccità si è tornati a parlare di un argomento che viene alla ribalta solo occasionalmente: la gestione delle risorse idriche in Italia.

E come sempre accade quando si affronta il tema dell’uso delle risorse (non solo di quelle idriche), se ne parla senza mai considerare l’aspetto-chiave della questione: il collegamento che deve esserci tra il livello qualitativo dell’uso finale (ciò che questo effettivamente richiede) e quello della risorsa (in questo caso, l’acqua) che a quello viene destinata (i requisiti minimi che la risorsa deve possedere per raggiungere l’obiettivo).

L’importanza di questo collegamento, come l’esperienza (ma soprattutto il buon senso) mette in luce, è inversamente proporzionale alla quantità di risorse a disposizione: più diminuisce questa e più aumenta quella (le risorse diventano sempre più preziose mano a mano che diminuiscono di numero, come si può constatare anche al mercato).

Si tratta però di un aspetto del problema che passa sempre in secondo piano: l’attenzione si concentra sullo spreco d’acqua e sul disastroso stato in cui si trovano le tubazioni nelle quali scorre.

Per ridurre il primo si invita la popolazione a non lasciare aperti i rubinetti mentre ci si lava i denti, a usare la doccia e non la vasca da bagno per lavarsi, a far ricorso all’irrigazione a goccia, ecc.

Per ridurre il secondo si invita ad investire sulla rete idrica colabrodo.

Entrambi questi aspetti sono ovviamente da prendere in considerazione (soprattutto il secondo), e questo indipendentemente dalla situazione nella quale ci si trova in questo periodo.

Resta però in ombra l’aspetto-chiave della questione, il collegamento risorsa-uso finale: è qui che si nasconde il diavolo!

Il dato del quale si dovrebbe sempre tener conto quando si affronta il tema generale dell’uso delle risorse (non solo della risorsa “acqua”) è che in natura esistono precise gerarchie di valori: non tutte le risorse sono di uguale livello qualitativo, ciascuna occupa un livello diverso rispetto a tutte le altre nella relativa scala dei valori.

Lo stesso vale per gli usi finali.

L’obiettivo da raggiungere è quello di ridurre al minimo il divario tra il livello della risorsa e quello dell’uso finale: più elevato è questo divario più irrazionale è l’accoppiata “risorsa-uso finale”.

Quanto più contenuto è il maggior livello della risorsa rispetto a quello dell’uso finale tanto più razionale è la scelta di quella risorsa per quell‘uso finale.

Se ora si considera il modo col quale viene utilizzata la risorsa “acqua” risulta evidente l’irrazionalità che lo caratterizza.

Limitando il discorso agli usi domestici (bere, cucina, igiene personale, lavatrice, lavastoviglie, servizi igienici), quello che colpisce è il fatto che per questi usi finali, così diversi tra di loro, si ricorra all’uso di acqua potabile, si ricorra cioè allo stesso tipo di risorsa indipendentemente dall’uso finale.

Quando invece sarebbe logico usare una risorsa meno nobile (l’acqua piovana) in tanti casi in cui si ricorre alla più nobile acqua potabile: irrigazione dei giardini, lavaggio delle terrazze, lavatrice, lavastoviglie, servizi igienici.

Un approccio razionale nell’uso della risorsa acqua porterebbe, inoltre, a prevedere, per gli sciacquoni dei wc, l’uso dell’acqua proveniente dagli scarichi dei lavandini, delle docce, delle vasche da bagno.

Usare acqua potabile (risorsa di elevato livello) per lo sciacquone del wc (uso finale di infimo livello) non è uno spreco, è una bestialità! (come usare il boiler elettrico per produrre l’acqua calda con la quale farsi la doccia).

Non dovrebbe essere necessario, ma vale la pena di dire che le risorse vanno impiegate secondo il loro livello decrescente: da quella a livello più alto a quella a livello più basso, secondo la posizione che ciascuna di esse occupa nella scala gerarchica dei valori.

Questo vuol dire usare l’acqua che proviene dagli scarichi delle docce e delle vasche da bagno per lo sciacquone del wc, e non viceversa (a nessuno sano di mente verrebbe in mente di farsi la doccia o il bagno con l’acqua proveniente dallo scarico di uno sciacquone!).

Allo stesso modo a nessuno verrebbe in mente di radersi con una lametta che sia servita precedentemente a grattare l’inchiostro di china: una lametta prima si usa per radersi e dopo per grattare l’inchiostro, prima per l’uso più nobile e dopo per quello meno nobile (al tempo dell’uso del pennino con l’inchiostro di china per i disegni, per cancellare tratti di disegno si usava grattare la parte interessata con una lametta da barba usata).

P.S.:

Studiando come affrontare in modo razionale il tema dell’uso delle risorse diventa evidente un aspetto ancora più importante, decisivo: la competenza, la capacità di gestire in modo razionale, efficiente, le risorse di cui si dispone.

E questo aspetto risulta ancora più importante in questi anni, in cui si sta pericolosamente diffondendo una pericolosa confusione: quella tra l’essere competenti e l’essere eletti.

Confondendo in tal modo il campo in cui applicare il criterio della competenza con quello in cui applicare quello della rappresentanza.