Da anni il termine rete è comunemente associato alla tecnologia.
Internet è la rete per antonomasia.
La rete della quale parlo qui non è però quella informatica dei social, ma una molto più antica.
Mi riferisco alla rete di conoscenze, di ricatti, di favori.
Si tratta di una rete molto sottile, quasi invisibile, ma molto potente, una rete che protegge, una rete nella quale è coinvolta una grande quantità di persone (molto più numerosa di quanto non si creda).
Molti ci vivono in silenzio, molti altri non la vedono (perché non vogliono vederla), molti altri ancora ne negano persino l’esistenza.
Il successo di questa rete non è affatto casuale.
Lo conferma il fatto che non è mai scemato nel corso della Storia umana, e questo perché fa comodo a tanti: appartenere a questa rete procura tanti vantaggi.
Chi accetta di lasciarsene catturare vive bene: gli imprenditori ottengono vantaggiosi contratti (accanto a quelli che subiscono il ricatto della Mafia ce ne sono tanti altri che invece la cercano, attratti dalla sua capacità di assicurare protezione), i professionisti ottengono incarichi, non solo per sé, anche per i propri familiari.
Emanciparsi, decidere di vivere senza la protezione di questa rete, significa uscire allo scoperto, confrontarsi, e tutto questo costa (non solo in termini economici), soprattutto se non si è all’altezza del compito.
Vivere liberi (al di là della retorica sulla parola libertà) è molto più difficile che vivere schiavi.
Decidere di non muovere un dito per ottenere favori (così com’è giusto fare), significa, per esempio, non lamentarsi per non essere stati scelti per un incarico.
Scegliere di evitare le anticamere dei potenti, di non essere ai loro ordini, di non umiliarsi, significa scegliere di pagare certi prezzi.
La persona adulta, matura, non si lamenta per le conseguenze della sua libertà.
Come ha detto Epitteto, filosofo greco nato a Ierapoli (nell’attuale Turchia) intorno al 50 d.C., Chiunque ha volontà di essere libero, faccia di non appetire né fuggir mai cosa alcuna di quelle che sono in potestà d’altri; o che altrimenti gli bisognerà in ogni modo essere schiavo.