A proposito dell’arroganza che accomuna certi poteri

10 Mag

In un’intervista del 1991 a Marcelle Padovani, Giovanni Falcone racconta di quella volta che ad un magistrato che, nel 1980, gli chiese di spiegargli cosa fosse la mafia, Frank Coppola, considerato uno dei boss mafiosi di maggior prestigio, rispose così: “Signor giudice, tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia…”

Ad Adriano Sansa, sindaco di Genova dal dicembre 1993 al novembre 1997, licenziato poco prima della scadenza del suo mandato dal PDS (il maggior partito della “sua” coalizione) perché ritenuto colpevole di “insufficiente capacità d’interlocuzione”, alcuni esponenti del sistema di potere che da sempre comanda nella città della Lanterna arrivarono a dire, indicandogli un autista, che, se loro volevano, erano in grado di eleggere sindaco di Genova il primo autista che passava, a dimostrazione del loro potere.

In realtà, quell’incredibile espressione usata da mediocri funzionari di partito (“insufficiente capacità d’interlocuzione”) nascondeva la vera colpa della quale, agli occhi dei partiti, si era macchiato quella persona perbene di Adriano Sansa: non aver obbedito agli ordini dei partiti, aver tenuto distinti e separati quelli che sono interessi pubblici (gl’interessi della città) da quelli che sono invece interessi privati (quelli dei partiti, associazioni di privati cittadini che, dietro il paravento di mediatori fra Stato e cittadini, nascondono il perseguimento di vantaggi personali ).

Come non notare le evidenti analogie fra le due organizzazioni per quanto riguarda la concezione del potere?

Come non vedere che entrambe considerano “cosa loro” le istituzioni pubbliche di questo Paese?

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